Il 24 Giugno a Genova si festeggia San Giovanni Battista, il Santo Patrono della Città, in tutta la città si svolgono festeggiamenti e, nel pomeriggio, ha luogo la spettacolare e solenne processione delle antiche Confraternite genovesi, dette “Casacce” in cui l’Arca Argentea con le ceneri del Santo viene portata dalla Cattedrale di San Lorenzo, fino al piazzale del Porto Antico. Questa processione ha un grandissimo valore storico-artistico, poiché in questa occasione le processioni delle “Casacce” portano i monumentali Cristi processionali, simbolo del prezioso patrimonio artistico e devozionale delle chiese di Genova.
Una volta giunta al Porto Antico, la processione si ferma per la benedizione del mare e della città, quest’anno impartita da Monsignor Marco Tasca Arcivescovo di Genova
San Giovanni è insieme a San Giorgio protettore della Superba.

Una ricorrenza questa, che i Genovesi hanno sempre celebrato ma, oltre ai festeggiamenti che si svolgevano e si svolgono ovunque, in passato c’erano molte usanze e tradizioni legate a questa festa. Ad esempio, si attribuivano proprietà terapeutiche alla rugiada della notte di San Giovanni e sino all’ultimo scorcio dell’800 a tal proposito si organizzava sulla Piazza della Cattedrale un grande mercato dove spiccavano i frutti d’olmo, giudicati efficaci per curare ferite di ogni genere.
A Sestri Ponente davanti alla Chiesa di San Giovanni Battista si svolgeva un grande mercato e, tra le tante bancarelle, si trovava quella della “Cattainin” la vecchina delle “reste e canestrelli” che venne immortalata da Gigi Orengo in una delle sue sculture e che si trova nel cimitero di Staglieno.
Il Santo fu proclamato patrono di Genova nel 1327 e da quell’anno le autorità iniziarono a rendere omaggio alla Cattedrale e ai resti del Patrono (tra i devoti una decina Papi e personaggi illustri).
Ma era ai falò che si dedicavano le attenzioni maggiori; raccogliendo ovunque residui di lavorazioni o sedie rotte, da poter bruciare e sfidarsi con gli altri quartieri per raggiungere il risultato di “miglior falò di Genova”. Tradizione voleva poi, che le coppie di recente unione prelevassero dal falò un tizzone: dalla durata più o meno lunga delle fiamme si ricavava l’auspicio per il buon esisto o meno del legame.
Piatto tradizionale della Festa erano le “lumache” (chiocciole), accompagnate da un dolce tipico ” le sc-cìûmmette”, una sorta di meringa da accompagnare con la crema.
Ecco la ricetta:
- 4 uova
- 1 lt. di latte
- 2-3 pistacchi verdi
- 75 g di zucchero a velo
- farina e un pò di cannella.
Scaldare il latte, tranne mezzo bicchiere che si terrà da parte.
Montate gli albumi a neve con 25 g. di zucchero a velo; appena il latte inizierà a bollire, aggiungete gli albumi stessi a cucchiaiate lente, quando risaliranno alla superficie, scolate e adagiate con cura in un colapasta.
Stemperate un cucchiaio di farina e lo zucchero rimasto nel latte dove già si sono immerse le “sc-cìûmmette”; lasciate raffreddare, quindi incorporate i tuorli dopo averli ben sbattuti.
Scaldate il mezzo bicchiere di latte riposto e immergetevi i pistacchi pestati finemente; passateli al setaccio e poi versate il ricavato nella crema.
Rimettete al fuoco, mescolate continuamente e scaldate, senza far bollire.
Adagiate le “sc-ciummette” su di un piatto da portata e versatevi sopra la crema in modo che non le ricopra completamente e spicchino dunque i due diversi colori: ponete in frigorifero per un’ora circa.
Prima di servire spolverate con cannella.
Accompagnatele al passito “U Stragnu” dell’Azienda Agricola Possa: da uve Regina e Moscato Bianco dolce (non stucchevole), profumato ed elegante, una vera chicca enologica e un abbinamento che mi piace moltissimo.

* Contributi e ricetta dal Libro Le ricette Liguri di M. Dolcino